{ The Gates of Eternal Darkness }

Amrita, Banana Yoshimoto

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view post Posted on 14/3/2010, 02:25     Top   Dislike
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Amrita
Banana Yoshimoto

AmritaBY
Una giovane donna vive in una famiglia non facile, in un paese in trasformazione: un Giappone che ha perso parte della sua cultura tradizionale per assumerne una occidentale, alla quale è legato anche il modo di pensare e vivere. Sakumi è il suo nome e la sua esistenza si svolge nella routine quotidiana tra casa, lavoro, amici e famiglia. Quest'ultima è molto particolare formata, oltre che da Sakumi, dalla madre, un fratello, Yoshio, figlio di un altro padre, una cugina, Mikiko, che studia all'università e una presenza esterna: Junko un'amica della madre energica e piacevole. Tra Sakumi e Yoshio c'era Mayu, la sorella minore nata dallo stesso padre. Ma "aveva avuto problemi psicologici e se ne era andata con una morte che somigliava a un suicidio". Non emergono tuttavia grossi elementi di tragedia dal racconto. La scomparsa della sorella è via via inserita nelle pagine in forma di brevi ricordi della sua personalità, immagini e flash della sua presenza in passato al fianco della famiglia, ma sempre marginalmente, alla ricerca di una vita autonoma, eccezionale. Solo un po' di rimpianto per il non essersi interessata a sufficienza dei problemi di Mayu si percepisce tra le righe, e per aver avuto una storia con il ragazzo della sorella, uno scrittore, dopo la sua scomparsa. Una storia nata anche a causa di una perdita di memoria dovuta a un forte trauma cranico dopo una caduta, ma che avrà un importante seguito...
Sakumi, quasi a compensare la sua 'assenza' passata, si dedica spesso al fratellino, una persona speciale, dotata di poteri paranormali e, proprio per questo, ricca di problemi psicologici, tra cui la difficoltà di rapportarsi con gli altri coetanei e di inserirsi normalmente nel contesto scolastico e sociale. Il tutto aggravato dall'assenza di una figura paterna. Oltre a questi rapporti la vita di Sakumi è riempita dal lavoro, le amicizie, la piscina, lo shopping, la lettura... tutto ciò che compone la normale vita di una normale ragazza della sua età, con le cose che le piacciono, quelle che detesta, quelle che hanno formato i ventotto anni trascorsi dalla sua nascita e che hanno contribuito, giorno per giorno, a costruire la sua personalità.
In forma letteraria veloce, con grandi parti di dialogo e sintetiche descrizioni d'ambiente, la vita di Sakumi si dipana lungo le pagine di un romanzo di formazione, un lavoro di grande respiro. La scrittura è costruita con frasi brevi che creano una struttura sulla quale si fonda una letteratura intimista e impressionista. Una storia di piccoli e grandi fatti e di piccole e grandi tragedie, ma, come accade in fondo nell'esistenza di ognuno, "qualsiasi cosa succeda, la mia vita continua a scorrere senza che niente cambi, uguale a quella di sempre".

Le prime pagine del Libro:

MELANCHOLIA
(Alcuni anni prima)

Essendo un animale notturno, in genere vado a letto dopo lo spuntare dell'alba. E di regola non mi sveglio mai prima dell'una.
Perciò quel giorno fu un caso eccezionale. Intendo il giorno in cui mi arrivò il primo pacco da Ryuichiro.
Sì, quella mattina all'improvviso il mio fratellino entrò nella mia stanza sbattendo la porta e si mise a scuotermi con tutte le sue forze.
"Svegliati, Sakumi, svegliati! È arrivato un pacco!"
Sollevandomi a fatica, mormorai:
"Cosa?".
"C'è un pacco grandissimo per te!"
Yoshio era talmente eccitato che se avessi fatto finta di niente continuando a dormire, si sarebbe messo a saltare sul letto. Non avendo scelta, mi rassegnai a svegliarmi del tutto e a scendere al piano di sotto. Feci le scale con lui appiccicato addosso.
In cucina c'era mia madre seduta al tavolo che mangiava del pane. Annusai nell'aria un delizioso profumo di caffè.
"Buongiorno" dissi.
"Buongiorno" rispose mia madre guardandomi stupita. "Come mai già in piedi? Non è un po' presto per te?"
"È questa peste che mi ha buttato giù dal letto. Non dovrebbe essere all'asilo?"
"Ho un po' di febbre"disse mio fratello, sedendosi di botto su una sedia e afferrando un pezzo di pane.
"Ah, ecco perché tutta questa animazione" dissi.
"Anche tu eri così da piccola. Quando sembravi elettrizzata senza ragione, scoprivo sempre che avevi la febbre" commentò mia madre.
"E gli altri?"
"Dormono ancora."
"Ah, già, sono solo le nove e mezza," sospirai.
Ero andata a dormire alle cinque. Ed ero ancora frastornata da quel brusco risveglio.
"Vuoi anche tu il caffè, Sakumi?"
"Ma sì, lo prendo."
Mi sedetti. Dalla finestra che mi stava di fronte entravano i raggi diretti del sole del mattino, e la loro luce, a cui da tempo avevo perso l'abitudine, sembrava penetrare in ogni mia fibra. La figura di mia madre di spalle, nitida e minuta, che sfaccendava in cucina, mi faceva pensare a una ragazzina che gioca a fare la giovane sposa.
La mamma in effetti è ancora giovane, aveva diciannove anni quando sono nata. Vuol dire che all'età che ho io adesso lei aveva già due figli. Una cosa per me inimmaginabile.
"Eccoti il caffè. Vuoi un po' di pane?"
Anche le mani che mi porgevano la tazza erano belle. Non sembravano assolutamente mani che aveva fatto lavori di casa per più di vent'anni. Mi piaceva molto una mamma come lei, ma allo stesso tempo mi faceva un po' rabbia. Mi sembrava sleale nei confronti del mondo che sapesse schivare così bene il passare del tempo.

La mamma ai suoi tempi doveva essere una di quelle ragazze – in ogni classe ce n'è immancabilmente una – non bellissime ma dal fascino e dalla sensualità particolari, che fanno strage tra gli uomini più maturi. Quando mio padre la sposò lei aveva diciannove anni, lui quaranta. Ebbero due bambine: io e Mayu. Poi lui fu colpito da un embolo al cervello e morì.
Sei anni fa, mia madre si risposò. Nacque mio fratello, ma l'anno scorso lei e il marito si sono divisi.
Una volta persa la forma tradizionale "padre-madre-figli", la nostra casa si è trasformata in una pensione.
Ora in casa siamo cinque: oltre a mia madre, me e mio fratello, stanno "a pensione" da noi la cugina Mikiko, che studia all'università, e Junko, un'amica d'infanzia della mamma, che si è stabilita da noi per problemi personali.
È una strana combinazione, ma ci siamo adattati bene a questa specie di gineceo, e tutto sommato il nostro ménage mi piace. E poi la presenza di un bambino piccolo, come un cucciolo in giro per casa, ci raddolcisce e ci tiene più unite.
La mamma per una volta ha un compagno più giovane di lei, ma un po' perché mio fratello è ancora piccolo, un po' perché non vuole fare altri errori matrimoniali, al momento non sembra intenzionata a risposarsi. Il suo compagno viene spesso a casa, e siccome va abbastanza d'accordo anche con Yoshio, non è escluso che prima o poi possa venire a vivere con noi. Ma fino ad allora, tutto fa pensare che manterremo questo insolito equilibrio. Per vivere insieme non sono necessari i legami di sangue.
Lo pensavo anche quando il mio secondo padre abitava con noi. Era una persona timida, gentile, buona, perciò quando se ne andò provai molta tristezza. Non riuscivo a liberarmi da quella cappa di insopportabile malinconia che cala su una famiglia, quando questa perde uno dei suoi membri.
Forse per questo ho cominciato a convincermi che se alla guida di una casa c'è una persona (nel nostro caso la mamma) dotata di un certo grado di maturità e capace di mantenere un minimo di disciplina tra gli abitanti, gli individui che vivono sotto lo stesso tetto col tempo finiscono sempre col diventare una famiglia.
E poi un'altra cosa.
Se non si vive a lungo sotto lo stesso tetto, anche se ci sono legami di sangue, questi si fanno sempre più deboli, come un paesaggio molto amato che indietreggia nella memoria.
Come mia sorella Mayu.

Mi ero perduta in questi pensieri senza accorgermene, tra un sorso di caffè e un boccone di pane alle noci.
Era stata la combinazione tra il tavolo di cucina e la luce del mattino a farmi pensare alla famiglia, credo.
"Su, Yoshio, adesso mettiti a letto, o ti salirà la febbre" disse la mamma spingendo mio fratello verso la sua stanza.
"Ma è vero che è arrivato un pacco?" chiesi.
La mamma nel chiudere la porta si girò verso di me:
"Sì, è nell'ingresso".
Mi alzai e andai a vedere.
Lì, sul parquet di legno grezzo inondato dal sole, spiccava una grande scatola verticale di cartone bianco come una scultura astratta.
Dapprima pensai che contenesse dei fiori.
Ma quando provai a sollevarla mi accorsi che era molto pesante. Sulla targhetta con il mittente lessi il nome, Yamazaki Ryuichiro, e l'indirizzo di un ryokan [albergo di stile tradizionale giapponese ndr.] di Chiba, evidentemente la tappa di un viaggio.


L'autrice:
Banana Yoshimoto è nata a Tokyo nel 1964. In Italia ha conquistato con i suoi libri, tutti pubblicati da Feltrinelli, moltissimi lettori. Le tematiche che affronta sono amore, amicizia, morte, solitudine. Amrita, pubblicato in Giappone del 1994, è stato per tre anni consecutivi tra i più venduti.



E' uno dei migliori libri che abbia mai letto. Ed è il mio libro preferito in assoluto. E' semplicemente stupendo.

Edited by †Inahime - 21/11/2019, 06:26
 
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